martedì 25 marzo 2008

APPELLO PER LA REVOCA DELL'INVITO A ISRAELE

Per la revoca dell'invito allo stato d'Israele come ospite d'onore alla Fiera del libro (appello)

La fondazione di Israele, proclamata il 15 Maggio 1948, è avvenuta in seguito alla cacciata degli abitanti Palestinesi dalla terra su cui il nuovo Stato è sorto. Tale drammatico evento, il "Nakba", è iniziato nel dicembre 1947, ed alla proclamazione dello Stato Ebraico erano già stati espulsi dalle loro case centinaia di migliaia di palestinesi; creato lo stato, una delle prime preoccupazioni fu di rendere loro impossibile il ritorno alle proprie case e ai propri campi, ed altre centinaia di migliaia di persone furono cacciate in seguito.

(Vedere B. Morris, The Birth of the PalestinianRefugee Problem Revisited, Cambridge University Press, Cambridge, 2004; Ilan Pappé, The Ethnic Cleansing of Palestine, Oneworld Publications, Oxford, 2007).

Questa azione di "pulizia etnica" continua tuttora, dopo 60 anni.
Prosegue in Cisgiordania; le città di Hebron e Gerusalemme sono solo un esempio. Muro e blocchi stradali impediscono la normale vita quotidiana ed ostacolano lo sviluppo economico, causando un'emigrazione forzata. Il Muro esclude dai confini di Gerusalemme almeno 50.000 palestinesi ai quali finora Israele aveva concesso la carta di identità dei residenti.

Dal 23 febbraio al 3 marzo, il feroce attacco israeliano a Gaza ha provocato 130 morti. Un ministro israeliano ha minacciato, per la Striscia di Gaza, uno sterminio.
Gaza, oggi, continua ad essere sotto assedio; nemmeno ai malati è concesso di uscire, per essere curati. Sul periodico medico The Lancet del 2-8 febbraio 2008, Jan McGirk scrive della morte di un ventunenne affetto da seminoma: "attraversare Erez, il valico con Israele, che è l'unico punto da cui si può uscire da Gaza, era un problema: i medici l'avevano giudicato troppo debole per affrontare l'interrogatorio al confine. A novembre, è deceduto per metastasi al fegato. Negli ultimi sei mesi sono deceduti almeno altri 20 pazienti in condizioni critiche; ai posti di blocco, nei letti degli ospedali di Gaza, o a casa, in attesa del permesso di uscire". E prosegue, citando la dichiarazione di Margaret Chan, direttrice generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, "preoccupano particolarmente i frequenti tagli all'elettricità e la limitazione del carburante per far funzionare i generatori degli ospedali: ciò arresta il funzionamento delle unità di terapia intensiva, delle sale operatorie, dei reparti di pronto soccorso".
Ai pazienti della Striscia è stata anche ridotta la dialisi, indispensabile alla vita dei malati con
insufficienza renale: Israele vieta l'ingresso dei pezzi di ricambio per le apparecchiature sanitarie.
La giornalista di Lancet riferisce ancora che i bambini sottopeso fra i 9 e i 12 mesi di età sono
aumentati del 60%; questo dal giugno del 2007, quando si è stretto ancora di più l'assedio. Il World Food Programme riferisce che, a Gaza, il 77,5% dei bambini fra i 9 e i 12 mesi sono anemici.
A Gaza, a settembre, i bambini sono andati a scuola senza libri: Israele non permetteva che nella Striscia entrasse la carta. Tuttora, nelle scuole di Gaza mancano l'elettricità, il Riscaldamento, i materiali didattici indispensabili.

Torino, che con la Città di Gaza è gemellata, su tutto questo tace.

Come se non bastasse la Città di Torino, insieme alla Regione Piemonte e alla Provincia di Torino, ha deciso di invitare Israele come ospite d'onore alla Fiera del Libro per celebrare i 60 anni dalla sua fondazione. Gli organizzatori dichiarano che la Fiera ha carattere "esclusivamente culturale", ma la cultura non può essere scissa dalla politica.
Questa decisione in sede locale va nella stessa direzione della politica dei governi italiano e europei e dell'Unione Europea che continuano ad essere complici della violazione dei diritti storici del popolo palestinese, dando invece il proprio sostegno al governo e all'esercito di Israele: basti pensare all'accordo di cooperazione militare Italia-Israele, all'embargo imposto dopo le ultime elezioni politiche in Palestina, allo status di nazione privilegiata riconosciuto a Israele dall'Unione Europea nonostante la clausola che subordina questo fatto al rispetto dei diritti umani...

Anni fa, così aveva detto Sandro Pertini, in un messaggio di fine anno: "Ho visitato (...) i cimiteri di Chatila e Sabra. È una cosa che angoscia vedere questo cimitero dove sono sepolte le vittime di quel massacro orrendo. Il responsabile di quel massacro orrendo è ancora al governo in Israele. E quasi va baldanzoso di quel massacro fatto. È un responsabile cui dovrebbe essere dato il bando della società".

Noi misuriamo dalle parole dell'allora Presidente della Repubblica l'enorme regresso delle
istituzioni italiane. Altro ci saremmo aspettati da una città di tradizione antifascista.

In molti si stanno muovendo per contrastare questa politica di normalizzazione; l'accettazione di fatto dei crimini dello Stato d'Israele.
La mobilitazione contro la Fiera del Libro, oltre ad essere un dovere etico e politico, fa onore a chi sta lottando quotidianamente in Palestina contro questa ennesima tappa di pulizia etnica.
Il 29 marzo 2008 piazza Castello sarà la sede per manifestare il proprio sostegno al popolo
palestinese che il giorno dopo commemora "La giornata della Terra".

Il 30 marzo del 1976 furono uccisi, per mano dei soldati israeliani, sette giovani palestinesi
cittadini dello Stato d'Israele, che manifestavano pacificamente contro l'esproprio, da parte del governo israeliano, di terre dei palestinesi in Galilea e nel Neghev. Da allora, ogni anno, il 30 marzo, tutti i palestinesi commemorano quell'eccidio per ricordare e denunciare al mondo intero la loro condizione di Popolo senza Terra e senza Diritti.

Assemblea Free_Palestine-Torino

lunedì 17 marzo 2008

TORINO, 30 MARZO 2008: ASSEMBLEA NAZIONALE PER LA PALESTINA

30 Marzo 2008 h 10.30_centro sociale Askatasuna (c.so regina margherita 47-Torino): Assemblea nazionale per la Palestina

Malgrado le illustri defezioni che vedono le tre “bandiere” di Israele Yehoshua, Oz e Grossmann declinare l'invito a presenziare alla Fiera del Libro, gli organizzatori non sembrano ancora trovare la minima decenza e recedere dalla propria decisione di invitare Israele come ospite d’onore.
Sembra che la macchina organizzativa continui a marciare anche se con passi incerti. Vista la situazione siamo più che determinati ad intensificare la mobilitazione. La reazione isterica alla quale abbiamo assistito sulle pagine del Corriere della Sera dopo la pubblicazione della lettera con cui si invitava il presidente Napolitano a n
on venire a inaugurare la Fiera, dimostra quanto siano fragili le posizioni di chi, oggi, sostiene la presenza dello Stato di Israele alla fiera del libro. La lista di proscrizione che è stata lanciata sta a dimostrare il divario culturale e politico che ci separa da lorsignori: le liste nere sono la loro cultura, le liste di proscrizione sono tutta opera loro, giornalisti o politici, tutto in linea con l'appoggio che essi danno alla macchina di guerra e ai criminali che la manovrano in Israele. Qui hanno cercato di metterci il bavaglio, hanno cercato di impedirci di denunciare fatti e autori di politica spicciola come quella che vede al centro, di nuovo, il comune di Torino e il sindaco Chiamparino in prima persona, firmatario di un accordo per l’apertura di un ufficio di relazioni commerciali con Israele.

Il 6 marzo è ricorso l'undicesimo anniversario del gemellaggio Torino/Gaza: una data e un fatto totalmente rimossi. Non solo non hanno voluto ricordarlo, malgrado la n
ostra lettera al consiglio comunale in proposito, ma continuano con la serie di nefasti regali sia al popolo palestinese e alla sua causa sia alla città di Gaza e a tutta la Striscia. La battaglia politica che si sta facendo a Torino è diventata più che seria e noi non possiamo permetterci di perderla. Ecco perché si è fatta di estrema importanza l’idea di un incontro nazionale nel “centro della bufera”, a Torino.
Chiediamo a tutte le compagne e a tutti i compagni di essere presenti, all’indomani dell’appuntamento del 29 marzo, in un’assemblea allo scopo di discutere l’andamento della mobilitazione e di fare una valutazione della fase politica e del lavoro sul territorio, per armonizzare le iniziative.
Maggio è alle porte e allora servirà la massima energia da parte di tutti coloro che sono indignati per le ingiustizie che si perpetuano in Palestina come in tutto il Medioriente.

Domenica 30/3/08 assemblea nazionale a Torino
Ore 10.30 c/o centro sociale Askatasuna
C.so Regina Margherita 47

Assemblea Free Palestine - Torino


venerdì 7 marzo 2008

MATTANZA A GAZA

Quello che segue è il volantino che verrà distribuito domani mattina, 8 marzo 2008, durante il presidio che si terrà dalle ore 10 in corso Giulio Cesare angolo via Andreis, Torino.

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MATTANZA A GAZA: 170 MORTI PALESTINESI
La vera faccia di Israele, stato ospite d’onore alla Fiera del Libro di Torino

Il bilancio dell’incursione israeliana avvenuta nei giorni scorsi nella striscia di Gaza è pesantissimo. Tutto è iniziato la notte del primo marzo quando l’esercito sionista ha tentato una sortita nel campo profughi di Jabaliya, situato nel nord della Striscia, alla quale le forze della resistenza palestinese hanno risposto con il fuoco, provando a fermare l’avanzata militare. Ciò dev’esser considerato come il proseguimento di un’operazione iniziata mercoledì 27 febbraio, la quale ha prodotto centinaia di morti tra i palestinesi, in un incessante ripetersi di raid, bombardamenti, scontri armati e indiscriminate stragi. Il bilancio raggiunto è impressionante: 170 morti, tra cui tanti bambini, e almeno 300 feriti; solo sabato le vittime sono state 67, in una giornata all’insegna dell’orrore. Si tratta del bilancio più pesante dai tempi del ritiro israeliano dalla Striscia, avvenuto nell'estate del 2005.
Non va dimenticato poi che proprio la città di Gaza da mesi soffre la mancanza di cibo, di acqua, di medicinali e carburante dovuta all’embargo del governo Olmert, che ha portato alla disperazione delle famiglie palestinesi e ai conseguenti disordini al confine con l’Egitto.
Il tutto nel completo silenzio dei governi occidentali tra cui quello italiano, il cui comportamento nella questione israelo-palestinese merita alcune parole in più.
Infatti 2 giorni fa i nostri giornali hanno riportato la notizia di un attacco armato contro una scuola rabbinica di coloni. Il bilancio è di 8 vittime israeliane e 2 attentatori palestinesi uccisi. La scuola Merkaz Harav è collegata alla dirigenza dei coloni di "Gush Emunim" degli insediamenti illegali della Cisgiordania.
E mentre per i nostri politici i 170 palestinesi uccisi dall'ultima invasione israeliana della Striscia di Gaza (di cui più della metà bambini) sono soltanto "morti" , non è così per i 7 ultra-ortodossi israeliani (legati ai movimenti irredentisti dei coloni-dunque con una evidente responsabilità politica) che sono chiaramente "una strage".
Altra questione che merita attenzione è la decisione del comune di Torino di invitare quest’anno come “ospite d’onore” della Fiera del Libro (uno degli eventi più importanti per la nostra città e per l’Italia intera) proprio lo stato d’Israele, per celebrare il sessantesimo anniversario della sua fondazione.
Gli organizzatori della fiera e il nostro sindaco sembrano “dimenticare” che quest’anno per i palestinesi e per tutto il mondo è soprattutto la ricorrenza della Nakba (catastrofe), la distruzione di circa 400 villaggi e l’esodo forzato dal nuovo stato di 800.000 abitanti arabi.
Una vera e propria pulizia etnica che continua anche oggi.
Con questa scelta –che ha ben poco a che fare con la divulgazione della letteratura e la cultura e molto con la politica- il Salone del Libro e la città di Torino si apprestano a legittimare la condotta di uno stato razzista, che è persino riuscito a costruire un vero e proprio muro dell’Apartheid, che continua a commettere crimini contro una popolazione civile ridotta sempre più allo strenuo, e che dal 1948 non permette ai profughi arabi di tornare nelle loro terre.
Lo stesso stato della strage di Sabra e Chatila, della guerra al Libano e che nonostante da tempo prometta il suo ritiro dai territori occupati, continua a controllare la vita e i movimenti dei cittadini palestinesi che vivono nella striscia di Gaza e non solo.
Un popolo, quello palestinese, che dal 2006 si trova addirittura sotto un embargo messo in atto da Israele, Usa e Unione Europea. Il territorio di Gaza continua ad essere bombardato, militarizzato, in un perenne tentativo di annientamento della popolazione civile.
Oggi siamo qui a manifestare il nostro sostegno al popolo palestinese che non smette di resistere e lottare per la propria libertà e a denunciare le ultime atrocità avvenute nella striscia di Gaza.
Inoltre siamo qui per invitare tutte e tutti a partecipare al presidio popolare che si terrà il 29 marzo alle 15,00 in Piazza Castello per protestare contro la presenza di Israele alla Fiera del libro che si terrà a maggio nella nostra città.

CON IL POPOLO DI GAZA
A FIANCO DELLA RESISTENZA PALESTINESE

Assemblea Free Palestine



APPELLO ALLE CASE EDITRICI

Quello che segue è l'appello firmato "Assemblea Free Palestine" in cui invitiamo le case editrici a boicottare la fiera del libro di Torino 2008, e a partecipare alla fiera alternativa che si terrà all'Università di Torino.

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Gentile Editore,
questo è un appello che come Assemblea Free Palestine (centri sociali, sindacati di base, associazioni internazionaliste ecc) stiamo inviando a tutte le case editrici.
Com’è noto quest’anno la Fiera del Libro di Torino ha deciso di invitare come paese ospite d’onore lo stato di Israele. Proprio nel 2008 lo Stato d’Israele celebra i 60 anni dalla sua fondazione, una ricorrenza che i palestinesi ricordano con la parola nakba (catastrofe); la nascita di Israele per loro ha significato 850.000 profughi, centinaia di villaggi distrutti, morti e feriti.
60 anni d’Israele vogliono anche dire una politica che da sempre è stata portata avanti con continui abusi sulla popolazione palestinese, dalle torture ai prigionieri politici ai bombardamenti sui civili, dalla costruzione del muro dell’apartheid alla continua soppressione dei diritti umani universalmente riconosciuti.

Noi siamo solidali col popolo palestinese e contestiamo l’invito fatto dalla fiera del libro in quanto questo si traduce inevitabilmente in un atto di legittimazione della politica israeliana.
Diversi intellettuali e scrittori, italiani e stranieri, condividono la nostra posizione e invitano al boicottaggio, in quanto contestare oggi la fiera del libro non significa evidentemente boicottare la letteratura, tantomeno la letteratura israeliana, ma denunciare la posizione presa dagli organizzatori dell’evento e dalle istituzioni locali, che è nei fatti di concreto sostegno alla causa dell’oppressore.
Forti obiezioni sono portate avanti anche da diversi scrittori e poeti israeliani fra i quali il maggiore poeta israeliano vivente, Aharon Shabtai, e Ilan Pappe, autore di The ethnic cleansing of Palestine e già docente all’università di Haifa i quali, ovviamente, non sono stati invitati alla fiera.

Come Assemblea Free Palestine ci stiamo organizzando per costruire una “fiera alternativa” che si terrà all’Università degli Studi di Torino i giorni giovedì 8 e venerdì 9 maggio 2008. Nel caso in cui la sua casa editrice intendesse aderire e volesse in tal modo esprimere solidarietà al popolo palestinese la invitiamo a sottoscrivere il seguente appello. Sarà nostra preoccupazione informarvi sugli sviluppi dell’iniziativa e sulle modalità di partecipazione alla stessa.



ASSEMBLEA FREE PALESTINE


giovedì 6 marzo 2008

TORINO, CITTA' GEMELLATA CON GAZA

Al Sindaco della Città di Torino, Sergio Chiamparino


Oggi, 6 marzo 2008, ricorre l’undicesimo anniversario del gemellaggio fra Torino e Gaza. Proprio in queste ore negli ospedali di quella città si tentano di salvare le vite dei feriti dai bombardamenti dell’esercito israeliano, nello sforzo di fermare l’incremento tragico del bilancio di morte di questa ennesima incursione aerea e di terra.

Le immagini, ancora una volta, hanno fatto il giro del mondo sul web e attraverso i circuiti televisivi: case distrutte, bambini in lacrime, cadaveri dilaniati raccolti per strada. Tutto questo in una città che da mesi soffre la mancanza di cibo, di acqua, di medicinali e carburante dovuta all’embargo del governo Olmert, che ha portato alla disperazione delle famiglie palestinesi e ai conseguenti disordini al confine con l’Egitto. Anche in questo caso, le immagini delle donne e delle madri che hanno sfondato le barriere poste al confine egiziano per avere accesso a generi alimentari di prima necessità hanno commosso il mondo intero.

Lei, invece, ha scelto il silenzio. Non una parola ha speso, signor Sindaco, per la strage di Gaza, dove già oltre 120 persone, tra cui molte donne e bambini, hanno perso la vita in poche ore; non una parola in questi mesi per l’embargo, per la crisi umanitaria che mette in ginocchio la vita economica e sociale della Striscia di Gaza. Lei ha scelto il silenzio anche perché quest’anno, in quanto membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione per il Libro di Torino, ha dato la sua convinta approvazione all’invito di Israele come ospite d’onore alla Fiera internazionale del libro. Evidentemente per lei è più importante l’alleanza strategica con Israele, con la sua economia – come mostra la decisione di inaugurare una camera torinese di commercio tutta votata a far fruttare gli scambi con questo alleato – rispetto alla pietà umana per le tante vittime delle politiche israeliane in Palestina.

Tuttavia, il gemellaggio tra Torino e Gaza è un fatto storico e istituzionale, e non è possibile ignorarlo. Questo rapporto tra le due città non dovrebbe essere una formalità, né si dovrebbe sacrificarne il significato sull’altare di un’alleanza politica, economica e militare tra Italia e Israele che tante torinesi e tanti torinesi non condividono, offesi nelle coscienze dalle atrocità insensate di cui ogni giorno ricevono notizia.
Il suo silenzio esprime dunque la parzialità interessata, la scelta politica precisa di approvare le azioni del più forte, non prendendo parola in favore del più debole. Nel voltarsi dall’altra parte di fronte ai drammi della guerra si esprime in modo vivido tutta la pochezza e debolezza della cultura politica che lei rappresenta.

L’Assemblea Free Palestine